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Inail: Nel 2022 denunciati 117mila contagi Covid sul lavoro, dall’inizio della pandemia sono 315mila

Sanità pubblica Redazione DottNet | 26/01/2023 13:30

Tomasini: "Con pandemia soluzioni che non si sarebbero mai messe in moto"

Il 2022, con 117.154 contagi sul lavoro da nuovo Coronavirus denunciati all’Inail, pesa al momento per il 37,2% sul totale delle infezioni di origine professionale rilevate dall’inizio della pandemia, che alla data dello scorso 31 dicembre erano circa 315mila, in aumento del 3,2% rispetto al monitoraggio di fine ottobre e pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute dal gennaio 2020, con un’incidenza dell’1,2% sul complesso dei contagiati nazionali comunicati a fine anno dall’Istituto superiore di sanità. Con 149.025 casi, il 2020 raccoglie invece il 47,3% dei contagi, mentre il restante 15,5%, pari a 48.876 denunce, riguarda il 2021.

I decessi sono concentrati nei primi due anni. A segnalarlo è il 31esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, che conferma che gli 891 casi mortali segnalati all’Istituto sono concentrati quasi esclusivamente nei primi due anni della pandemia. Salvo consolidamenti rilevabili nei prossimi monitoraggi, infatti, il 65,9% dei decessi (587) è avvenuto nel 2020, il 33,0% (294) nel 2021 e l’1,1% (10) nel 2022. Se a morire sono soprattutto gli uomini (82,7%), prendendo in considerazione tutte le infezioni denunciate il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici sul totale dei contagi, infatti, è pari al 68,4%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con l’unica eccezione della Campania, dove l’incidenza delle donne è del 49,3%. L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 42,0%, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,0%), under 35 anni (19,9%) e over 64 anni (2,1%).
Nel Nord-Ovest quattro denunce su 10. L’analisi territoriale, che è possibile approfondire attraverso le schede regionali aggiornate, evidenzia che il 40,6% dei contagi denunciati è concentrato nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,5%), seguito dal Nord-Est con il 21,5% (Veneto 10,7%), dal Centro con il 16,8% (Lazio 8,4%), dal Sud con il 14,9% (Campania 7,6%) e dalle Isole con il 6,2% (Sicilia 4,5%). Le province più colpite dall’inizio della pandemia sono quelle di Milano (9,5%), Torino (6,7%), Roma (6,6%), Napoli (4,6%), Genova (3,2%), Brescia (3,1%), Venezia (2,2%), Verona e Treviso (2,1% ciascuna), Vicenza e Monza e Brianza (2,0% ciascuna), Firenze e Varese (1,9% ciascuna) e Bologna (1,8%).

In dicembre il primato negativo alla provincia di Genova. La provincia di Genova è invece quella con il maggior numero di infezioni da Covid-19 di origine professionale nello scorso mese di dicembre, seguita da Torino, Brescia, Milano, Roma, Napoli, Venezia, Salerno, Vicenza, Monza e Brianza, Treviso, Imperia e Latina. I maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di fine ottobre sono stati però registrati nelle province di La Spezia (+13,5%), Imperia (+8,0%), Latina (+7,3%), Brescia (+7,1%), Genova (+6,4%), Salerno (+5,8%), Caserta (+5,7%), Venezia (+5,6%), Rieti e Terni (+5,5% per entrambe).

Tre quarti dei casi tra il personale dell’ambito sanitario. L’analisi per professione dell’infortunato conferma la prevalenza dei contagi sul lavoro tra il personale dell’ambito sanitario, coinvolto in circa i tre quarti del totale delle denunce, prima fra tutte la categoria dei tecnici della salute con il 37,9% dei casi (in tre casi su quattro donne), l’82,3% dei quali relativi a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,0% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà donne, più di un terzo internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,4% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini e barellieri) con il 4,4% (72,8% donne).

Gli impiegati amministrativi al primo posto tra le altre professioni più colpite. Le altre professioni più colpite sono quelle degli impiegati amministrativi (5,8%, i due terzi donne), degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,3%, di cui più della metà donne), degli addetti ai servizi di pulizia (1,9%, poco meno di otto su 10 donne), degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,5%, di cui circa i due terzi donne), dei conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,6%), dei professori di scuola primaria (1,2%, di cui il 97,2% donne) e degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,2%, di cui il 32,3% donne).

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Prima della pandemia sullo smart working "eravamo partiti con delle sperimentazioni qualche mese prima, dal punto di vista di strumenti e postazioni, ma con il coinvolgimento solo di 5 strutture e di 350 persone. Poi c'è stata una grandissima accelerazione e occasione. La pandemia ha messo in moto la tanta voglia di individuare delle soluzioni che in altri tempi non sarebbero mai state messe in moto". Così Stefano Tomasini, direttore centrale - direzione centrale per l'organizzazione digitale Inail - Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, intervenendo al Phygital Talk 'IT & Future of Work' nel corso della seconda edizione del 'Forum Information Technology', l’appuntamento dedicato all’It e alla sicurezza informatica promosso da Comunicazione Italiana, con Adnkronos in qualità di Main Media Partner, in corso presso il Palazzo dell’Informazione a Roma e in Live streaming su comunicazioneitaliana.TV. E Tomasini ha ricordato che "siamo 9mila dipendenti all'interno di Inail, con famiglie professionali molto diverse tra loro e la semplicità e l'integrazione degli strumenti è l'elemento base per connettere questa differente popolazione. Tutti sono stati messi in condizione di connettersi e collaborare con l'azienda ma vanno introdotti anche meccanismi comportamentali", conclude.

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